Riforma dei campionati, parametri per l'iscrizione alla prossima stagione e tentativo di riportare le famiglie negli stadi. Di questo e molto altro abbiamo parlato con Mario Macalli, presidente di Lega Pro, nell'intervista concessa in esclusiva a TuttoLegaPro.com.

Salve presidente, a che punto è il progetto di riforma dei campionati di Lega Pro?
“L’ipotesi di riforma non riguarda solo la Lega Pro e comunque l’idea di ridurre il numero delle squadre a 60 nel prossimo triennio è solo una delle ipotesi. Ho consegnato i lavori della Commissione e abbiamo trovato diversi punti di convergenza. Noi siamo disponibili a fare dei sacrifici purchè ci siano delle risorse economiche a venirci in aiuto. Da soli non possiamo fare nulla”.

In questo periodo molte società, volenti o nolenti, devono cominciare a pensare a mettersi in regola in tempo per l’iscrizione al prossimo campionato. Quale sarà la procedura in termini di tempi e garanzie economiche fideiussorie?
“Fino al Consiglio Federale del 29 aprile non sapremo niente di nuovo sui parametri da rispettare per iscriversi al prossimo campionato. A metà mese le Leghe potrebbero riunirsi per iniziare a parlare di garanzie fideiussiorie, ma non c’è ancora nulla di ufficiale. Sono preoccupato, so che così non si va lontano. Ho fatto delle denunce, ma non sono un mago. Più che gestire una situazione difficile e lavorare 24 ore al giorno per portare soldi a casa, non so cosa posso fare. Spesso si parla di aria fritta e purtroppo i problemi veri sono quelli che non vengono mai comunicati. Siamo impotenti su tante cose e cerchiamo sempre di rendere possibile l’impossibile”.

Ieri in un suo intervento ha detto di voler riportare le famiglie negli stadi. Non pensa che bisognerebbe fare qualcosa per riportare le tifoserie negli stadi, visto quest’anno molte società giocano praticamente a porte chiuse o con un pubblico fantasma?
“Ci sono realtà dove il bacino d’utenza è sempre stato ristretto. Ma ci sono piazze in cui la gente perbene vorrebbe venire allo stadio per godersi uno spettacolo sportivo, ma c’è una tifoseria violenta che l’allontana. Questo è un dato di fatto. Non possiamo tutelare i violenti e non prenderci cura di chi vuole riportare allo stadio il sorriso, la voglia di stare assieme e tutti i valori positivi racchiusi nell'istituzione familiare. In sintesi trovare una sinergia tra l’etica e il mondo dello sport. Questo è solo un tentativo per migliorare e va fatto. Abbiamo il dovere di provare a far nascere una nuova generazione di tifosi”.

Ieri l’Ancona vincendo la Coppa Italia Dilettanti si è assicurata di diritto la promozione in Serie D. Vedere la squadra dorica in Lega Pro nella prossima stagione è possibile? Stesso discorso per le finaliste di Coppa Italia di Serie D Perugia e Turris?
“L’unico punto che in sede di consiglio ha trovato l’accoglimento di tutti, tranne dell’Aic, è il blocco dei ripescaggi. Nel calcio ha diritto a salire di categoria chi arriva primo in classifica. Il ripescaggio non è un diritto, ma è un regalo che qualcuno ti fa. Siccome non sappiamo cosa succederà alle società attualmente in Lega Pro da qui a questa estate, abbiamo chiesto alla Federazione di approvare una norma che dia la possibilità al Consiglio Federale di pescare in altri campionati per integrare gli organici dei gironi. Chi viene ripescato non è necessariamente quello che ha vinto la Coppa Italia. La decisione verrebbe presa dal Consiglio Federale in base ad altri parametri”.

Club gloriosi come l’Ancona, che portano il nome di quello fatto fallire da Petocchi & Co, e che invece ricordiamo è una società del tutto nuova nata dalla fusione con il Piano San Lazzaro, potrebbero essere penalizzati dalle cattive gestioni del passato in caso di ripescaggio?
“Nel calcio non c’è discriminazione e nel momento in cui una società viene ritenuta idonea a partecipare ad un determinato campionato, ha poi gli stessi diritti di tutte le altre squadre”.

Qual è il suo auspicio per il calcio di Lega Pro?
“E’ cambiato il tempo, ci sono sempre meno benefattori e il calcio professionistico deve continuare a farlo solo chi può farlo. All’orizzonte non vedo la luce, anche se so che c’è una cura per guarire il male che affligge il nostro calcio. Diminuendo le spese di gestione delle società, pagando i giocatori in maniera più oculata e facendo giocare più giovani, sono convinto che potremo superare questo momento di difficoltà”.

Fonte: http://www.tuttolegapro.com/?action=read&idnotizia=26522